Premesse a Kore
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Regia: Maristella MartellaSiamo corpi distorti con la necessità di ritrovarsi.
Abbiamo bisogno di immagini e nuove visioni. In questo sincretismo tra costante perdita e assidua ricerca, ci serviamo del mito per riconoscere la realtà in cui viviamo, dei simboli per tracciarne una mappatura e degli archetipi come uno specchio, per comprendere noi stessi. I corpi si mescolano in maniera armoniosa, sensuale e onirica evocando il rito da un punto di vista carnale, più vicino al corpo, quello della danza.
La ricerca sulla meraviglia e la straordinaria follia delle danze di tradizione popolare è un viaggio al centro della terra, al centro della nostra anima.
Per interpretare la furia e la sensualità di queste antiche danze, occorre fare opera di trasposizione, trasfigurazione e rielaborazione dei codici tradizionali, evocando il rito da un punto di vista carnale, più vicino al corpo, quello della danza. In questo sincretismo tra costante perdita e assidua ricerca, ci serviamo del mito per riconoscere la realtà in cui viviamo, dei simboli per tracciarne una mappatura e degli archetipi come uno specchio, per comprendere noi stessi. Continuiamo ad avere bisogno di indagare il mistero del tarantismo e della trance, di interpretarlo tentando la via degli incroci, anche casuali, di cose apparentemente lontane tra loro ed incontrarlo nel vivo di una suggestione, nello scatenamento della visione.
Unico elemento in scena un grande velo bianco, tributo alle donne berbere di Tafraoute (Marocco), donne ribelli.
Il velo come espressione di rivolta, come confine tra noto e ignoto, fra ciò che possiamo toccare e quello che può essere solo immaginato. I corpi delle 5 danzatrici si mescolano in maniera armoniosa, sensuale e onirica, attraverso atmosfere musicali molto diverse, alcune rarefatte, altre antropologicamente segnate, che portano alle estreme conseguenze la danza.